Perché cosiddetta? Perché è assolutamente convincente la definizione di Elena Esposito: comunicazione artificiale. Con una spruzzata dell’inganno benevolo su cui Simone Natale costruisce la propria riflessione. E quindi cominciamo con due bibliografie, una introduttiva e l’altra di approfondimento.
Dal momento che ci posizioniamo, siamo espliciti. Il concetto di software generativi ci sembra appartenere allo stesso insieme che comprende “intelligenza” artificiale: il marketing concettuale. Ci sembra più sensato parlare di software ri-produttivi, ovvero con la vocazione a trattare la conoscenza come una risorsa economica di mercato, privatizzandola in ogni suo aspetto collettivo, condiviso e distribuito, e a elaborare output sulla base di modelli (pattern) costruiti sulla base dei dataset acquisiti ed elaborati e quindi a ricalco.

Dal punto di vista strettamente professionale siamo forse di fronte a una sovrapposizione tra autorialità diretta e autorialità di secondo livello di “oggetti” digitali di mediazione didattica. Su di un piano più generale, sono evidenti la connessione con potenza di calcolo e il legame con possesso/impossessamento di BigData, caratteristiche esclusive dei grandi player del capitalismo cibernetico. Conseguente la necessità di mobilitarsi per la trasparenza di dataset e pattern e per il controllo pubblico e democratico dell’insieme dei meccanismi, sul piano etico e politico, oltre che culturale e funzionale.
Fatte queste premesse e distinzioni, qualche indicazione per una sperimentazione non soltanto empirica, volta ingenuamente e subordinatamente a conoscere quante più sottotipologie è possibile, ma criticamente consapevole e consapevolmente critica.

- In questi mesi hanno avuto grande visibilità i dispositivi conversazionali, sul tipo di ChatGPT. Ma anche quelli capaci di ri-produrre immagini sulla base di prompt (formulazioni) testuali, come Dall E 2, Midjourney, Night Café Studio e altri.
2. Quasi sempre è possibile accedere con un proprio passaporto digitale e fruire delle funzioni di base. Per poi essere invogliati ad abbonarsi a pagamento ai servizi più ampi, più rapidi, riservati e così via.
3. Office offre da tempo funzionalità riproduttive: la lettura del testo, la sua traduzione, la possibilità di dettare o di trascrivere la voce umana, la sottotitolazione multiligue di una presentazione mentre la si esegue, l’assistenza alla confezione grafica delle slide. A queste possibilità si è da poco aggiunta l’integrazione di Chatgpt. In modo analogo, richiedendo il solo pagamento dell’API key necessaria e non anche quella del plugin aggiuntivo, funziona OnlyOffice, che dichiara queste capacità:
- Generazione di testi in base alle richieste; - Previsione e finitura di parti di testo in base all'input; - Risposta alle domande; - Traduzione; - Riepilogo e strutturazione del testo; - Analisi del sentimento; - Comunicazione in stile conversazione.
4. Sempre Microsoft offre da poco funzionalità conversazionali nel proprio motore di ricerca, Bing.
5. Da non sottovalutare e ancor meno da mitizzare, poi, le funzionalità dei dispositivi di IA che agiscono nell’ambito della rappresentazione grafica della conoscenza. Suggeriamo due esempi: da una parte Algor, che appare ancora molto confuso e incerto nella definizione dei pattern e che dovrebbe sopratutto trovare il coraggio di dichiarare i propri dataset di riferimento; dall’altra Whimsical, che, se arriva ad attribuirsi la capacità di generare “idee” (espressione assolutamente scorretta e falsificante, ma perfettamente in linea con l’approccio sensazionalistico), nell’insieme dell’ambiente di lavoro fa invece linearmente riferimento a modelli di “disegno tecnico” noti e condivisi da tempo quasi immemore.
(in progress)